L’hanno chiamato A-76 e al momento è l’iceberg più grande del mondo. Misura 170 chilometri di lunghezza, 25 di lunghezza e ha una superficie totale di 4.320 chilometri quadrati. Dunque è grande quasi quanto il Molise o l’isola di Maiorca alle Baleari. Il 13 maggio si è staccato dalla piattaforma di ghiaccio Filchner-Ronne, in Antartide, e ha iniziato a navigare nel mare di Weddell. La segnalazione è stata fatta dal British antarctic survey ed è stata confermata in un secondo momento dallo Us national ice center, il centro statunitense per il monitoraggio dei ghiacci.

L'iceberg A-76
L’iceberg A-76 ©Esa

Si tratta di un fenomeno naturale

È stato il satellite europeo Sentinel 1, del programma Copernicus, a catturare le immagini del distacco di A-76. “È attualmente l’iceberg più grande, ma non è anomalo in quanto iceberg di queste dimensioni si staccano dalle piattaforme di ghiaccio antartiche all’incirca ogni due anni”, ha detto all’Ansa il glaciologo Massimo Frezzotti, del dipartimento di Scienze dell’università Roma Tre.

Secondo l’esperto il distacco di un iceberg è un fenomeno fisologico e non ci sarebbero legami con la crisi climatica. “Non c’è relazione con il riscaldamento globale, ma questo non significa che in Antartide non stiano avvenendo cambiamenti climatici. Il problema che stiamo osservando è che la criosfera sta cambiando e in Antartide non sappiamo se alcuni ghiacciai siano arrivati al punto di non ritorno“, ha concluso.

L'iceberg A-76
L’iceberg A-76 ©Esa

A-76 prende il posto di A-68

Questa notizia giunge a circa un mese di distanza dalla fusione di A-68, quello che, a suo tempo, era stato ugualmente l’iceberg più grande del mondo. Il suo viaggio era iniziato nel 2017, quando si era staccato dalla piattaforma antartica Larsen C. Ai tempi misurava quasi seimila chilometri quadrati di superficie – che lo rendevano più grande della Liguria – e vantava un peso di oltre un miliardo tonnellate. Il 19 aprile, dopo un lungo viaggio, le immagini satellitari hanno mostrato la sua quasi completa fusione. A-68 si è infatti suddiviso in piccoli frammenti che, secondo il National ice center statunitense, non vale più la pena di monitorare.