La legge tedesca sul clima viola le libertà fondamentali dei cittadini perché, di fatto, demanda alle nuove generazioni il compito di arginare il riscaldamento globale con un drastico taglio alle emissioni. A sancire questo principio è una storica sentenza della Corte costituzionale federale che ha sede nella città di Karlsruhe. Ora il governo avrà tempo fino alla fine del prossimo anno per riformulare il testo. Nel frattempo, a settembre, ci saranno anche le elezioni per il rinnovo del Bundestag che sanciranno la fine dell’era di Angela Merkel, alla guida del paese dal 2005.

Cosa prevede la legge tedesca sul clima e perché non basta

Approvata nel 2019, la legge tedesca sul clima prevede di tagliare le emissioni di gas serra del 55 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Lo stesso obiettivo su cui si sono accordate le istituzioni dell’Unione europea dopo lunghi mesi di negoziati (in questo secondo caso però si parla di un calo “almeno del 55 per cento” che, in termini reali, potrebbe quindi risultare più marcato).

Così facendo, Berlino ha cercato di porsi sulla strada indicata dall’Accordo di Parigi. Il problema però sta nel fatto che questo obiettivo a breve termine non è affatto sufficiente per contenere l’aumento delle temperature globali entro i 2 gradi centigradi, facendo tutto il possibile per non superare gli 1,5 gradi. “Le riduzioni delle emissioni che serviranno ancora dopo il 2030 dovranno essere conseguite con una maggiore urgenza e un breve preavviso”, hanno scritto i giudici della Corte.

Angela Merkel, Greta Thunberg, Luisa Neubauer
Angela Merkel incontra Greta Thunberg e Luisa Neubauer © Steffen Kugler/Bundesregierung via Getty Images

I giovani rischiano di essere deprivati della loro libertà

Da qui l’azione legale che è stata intentata da un gruppo di giovani attivisti. Tra loro c’è anche la venticinquenne Luisa Neubauer, una delle leader del movimento Fridays for future, che definisce la decisione della Corte costituzionale come una “grande vittoria”. La legge tedesca sul clima – affermano infatti i giudici – lascia tempo fino al 2030 per erodere la stragrande maggioranza del carbon budget residuo, cioè di quella quantità limitata di CO2 che è ancora possibile emettere per avere una chance di rispettare l’Accordo di Parigi. Ai giovani, dunque, potrebbero restare solo le briciole.

“Virtualmente, qualsiasi libertà può essere intaccata dai futuri obblighi di riduzione delle emissioni, poiché quasi tutti gli ambiti della vita umana sono ancora associati all’emissione di gas serra e quindi minacciati dalle drastiche riduzioni dopo il 2030”, sostiene la Corte. Questo comporta una distorsione che viene ritenuta inaccettabile. Cioè che l’inerzia dei decisori di oggi venga pagata sacrificando le libertà degli adulti di domani.