È possibile viaggiare nel tempo? Certamente no, direte voi. Da oggi 15 aprile, però, le cose cambiano: grazie a Timelapse in Google Earth, l’aggiornamento più significativo della piattaforma dal 2017, potremo fare un tuffo nel passato e vedere com’era il nostro Pianeta quando, magari, non eravamo ancora nati. Potremo capire com’è cambiato negli anni, soprattutto con i mutamenti climatici e le attività umane.

Timelapse in Google Earth
Il Columbia glacier, in Alaska © Google Earth

Come funziona Timelapse in Google Earth

Come funziona? È sufficiente andare sul sito dedicato e usare la comoda barra di ricerca per selezionare qualsiasi luogo e osservare lo scorrere del tempo. Si può anche scegliere di assistere all’evoluzione di cinque fenomeni specifici: cambiamento delle forestesviluppo urbanoaumento delle temperaturefonti di energia e la fragile bellezza della Terra. In alternativa, andate su Google Earth e fate clic sull’icona a forma di timone.

Il ruolo delle immagini satellitari

Timelapse è un’esperienza interattiva in 3D nata grazie alla stretta collaborazione tra Google Earth, Agenzia spaziale europea (Esa), Commissione europea, Nasa e US geological survey. Sono state raccolte 24 milioni di immagini satellitari degli ultimi 37 anni, arrivando così a mettere a disposizione del pubblico una delle rappresentazioni visive più complete della Terra in evoluzione.

Timelapse in Google Earth
Ci sono volute più di due milioni di ore di elaborazione su migliaia di macchine in Google Cloud per incorporare 20 petabyte di immagini satellitari in un singolo mosaico video da 4,4 terapixel © Google Earth

Finalmente possiamo vedere i cambiamenti climatici con i nostri occhi

“Il nostro Pianeta ha visto un rapido cambiamento ambientale nell’ultimo mezzo secolo”, afferma Rebecca Moore, direttrice Google Earth, Earth engine & outreach. “Molti di noi hanno vissuto questi mutamenti nelle proprie città; io stessa ho assistito agli incendi in California. Per altre persone, gli effetti dei cambiamenti climatici sembrano astratti e lontani, come lo scioglimento dei ghiacci. Con Timelapse in Google Earth abbiamo un’immagine più chiara del mondo che cambia proprio a portata di mano – mostrando non solo i problemi, ma anche le soluzioni”.

Inoltre, sono stati caricati online più di 800 video in time-lapse in 2D e in 3D, così da poterli guardare comodamente in formato MP4 piuttosto che su YouTube. “Che si tratti di governi, ricercatori, editori, insegnanti o avvocati, non vediamo l’ora di scoprire come Timelapse in Google Earth verrà utilizzato dalle persone per fare luce sulle questioni più importanti che ci troviamo ad affrontare oggi”, prosegue Moore.

Timelapse in Google Earth
La piattaforma da cui si possono scaricare i video in time-lapse © Google Earth

Qual è l’obiettivo di Timelapse in Google Earth

Sia la Nasa sia la Commissione europea hanno sottolineato l’importanza di garantire l’accesso a questi dati: per sensibilizzare l’opinione pubblica, raccogliere sempre più informazioni utili a capire come proteggere la biodiversità, e spingere i governi ad adottare politiche di adattamento e mitigazione per far fronte alla crisi climatica.

Timelapse in Google Earth
Come i Suruí hanno protetto la foresta pluviale amazzonica in Brasile, la loro casa © Google Earth

“L’uso dei dati dei satelliti Sentinel del programma Copernicus consente a milioni di persone di esplorare le evoluzioni sulla Terra. Stiamo analizzando tutti gli aspetti dei cambiamenti sul nostro Pianeta, che si tratti di eventi naturali o causati dall’uomo, e l’impatto che hanno sul clima”, continua Maurice Borgeaud, capo del dipartimento Scienza, applicazioni e clima dei Programmi di osservazione della Terra dell’Esa.

Il coinvolgimento dei giovani

Ancora una volta, quando c’è di mezzo il nostro futuro a farsi sentire con particolare forza sono le nuove generazioni. Parliamo, in questo caso, di Liza Goldberg, studentessa dell’università di Stanford e stagista della Nasa che ha sfruttato le immagini satellitari per monitorare la perdita delle foreste di mangrovie. Goldberg, inoltre, ha creato Cloud to classroom, un programma per educare gli studenti sui temi legati alla tutela dell’ambiente grazie all’utilizzo delle immagini fornite dai satelliti.

“It’s not about zooming in, it’s about zooming out”, conclude Rebecca Moore. Potremmo tradurlo così: “Non si tratta di avvicinarsi, ma di allontanarsi”. Di avere una visuale più ampia del Pianeta e dei problemi che lo affliggono. E, magari, anche di lasciare alla natura lo spazio che merita.