Il tema dell’accesso ai vaccini sta mettendo in luce ancora una volta le ineguaglianze tra i diversi paesi del mondo. Se nei paesi ricchi una persona su 4 ha già ricevuto un vaccino, nei paesi poveri solo una persona su 500, secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Non tutti i paesi potranno partecipare alla Cop 26 in modo equo

Questo significa che alcuni paesi garantiranno protezione alla popolazione e saranno quindi pronti ad allentare le restrizioni e a muoversi più liberamente prima di altri. Uno degli appuntamenti cruciali e più attesi per il clima è quello della Cop 26 – la conferenza sul clima delle Nazioni Unite già posticipata lo scorso anno a causa della pandemia e prevista a novembre 2021 a Glasgow, in Scozia. Tutti i paesi sono chiamati a partecipare per determinare i prossimi passi per contrastare la crisi climatica in atto. Ma come faranno alcuni paesi a partecipare se non hanno equo accesso ai vaccini?

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Nel 2019 Greta Thunberg aveva attraversato l’oceano in barca per partecipare alla Cop 25 in Cile, poi spostata a Madrid © Horacio Villalobos/Getty Images

È la domanda che si è posta l’attivista svedese Greta Thunberg, fondatrice del movimento Fridays for future, e che ha dichiarato di non voler partecipare alla Cop 26 se tutti i paesi non potranno farlo in modo equo. “Entro novembre i paesi ricchi avranno già vaccinato i giovani in salute, spesso a spese delle persone a rischio in altre parti del mondo”, ha affermato Thunberg. La sua proposta alle Nazioni Unite è infatti quello di posticiparla finché tutti non saranno in grado di garantire la propria presenza e rappresentanza.

L’ineguaglianza è al centro della crisi climatica

L’ineguaglianza e l’ingiustizia climatica sono già al centro della crisi climatica”, ha scritto Thunberg in un tweet. “Se le persone non possono vaccinarsi e viaggiare per essere rappresentati in modo equo non sarebbe democratico e peggiorerebbe il problema. Il nazionalismo vaccinale non risolverà la pandemia. I problemi globali hanno bisogno di soluzioni globali”. I paesi in via di sviluppo che potrebbero non essere rappresentati o partecipare, infatti, sarebbero anche gli stessi che più soffrono gli impatti dalla crisi climatica pur essendo chi ne contribuisce meno.

“Posticipare la Cop 26 non significa che dobbiamo anche posticipare le azioni di cui abbiamo bisogno urgentemente. Non dobbiamo aspettare conferenze, niente e nessuno per iniziare a ridurre in modo drastico le nostre emissioni“. È di pochi giorni fa infatti la notizia che abbiamo raggiunto livelli senza precedenti di concentrazione di CO2 in atmosfera: 420 parti per milione (ppm). Non erano così alte da 800mila anni.

Secondo le previsioni degli scienziati, in assenza di azioni drastiche e immediate da parte della comunità internazionale, il raddoppio della concentrazione di CO2 arriverà probabilmente attorno al 2060. Al contempo, si prevede un aumento della temperatura media globale, sulla superficie degli oceani e delle terre emerse, che potrà andare da 2,3 a 4,5 gradi centigradi. Valori lontanissimi da quelli fissati dall’Accordo di Parigi durante la Cop 21 del 2015: limitare il riscaldamento globale ad un massimo di 2 gradi, ma rimanendo il più possibile vicini agli 1,5 gradi.

La solidarietà e l’azione possono iniziare da oggi

Greta Thunberg, attivista