L’Unione europea è una “zona di libertà per le persone Lgbtiq” (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali e queer). Lo mette nero su bianco una risoluzione che è stata approvata dall’Europarlamento giovedì 11 marzo con 492 voti favorevoli, 141 contrari e 46 astensioni. Una presa di posizione simbolica che, però, assume un grandissimo valore in un momento in cui i diritti della comunità Lgbtiq vengono messi pericolosamente in discussione, a cominciare da Polonia e Ungheria.

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Una manifestazione per i diritti Lgbtiq © Jeff J Mitchell/Getty Images

Preoccupanti le discriminazioni in Polonia e Ungheria

Nell’arco degli ultimi due anni, circa un centinaio di amministrazioni locali polacche si sono formalmente dichiarate “libere dall’ideologia Lgbtiq”, mettendo fine alle campagne anti-discriminazione e tagliando addirittura i fondi alle organizzazioni che si battono per l’uguaglianza e la tolleranza. La città ungherese di Nagykáta, a novembre 2020, ha vietato la “diffusione e promozione della propaganda Lgbtq”. Altri enti locali hanno adottato Carte regionali dei diritti della famiglia che, concentrando tutta la propria attenzione sulla cosiddetta famiglia tradizionale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, “chiedono indirettamente che si discriminino tutte le altre forme di famiglia, in particolare le famiglie monoparentali, quelle di coppie dello stesso sesso e quelle arcobaleno”, scrive il Parlamento europeo.

Le istituzioni europee si sono subito opposte a tali prese di posizione, sottolineando come spesso siano andate di pari passo con un crescente numero di dichiarazioni omofobe e discorsi d’odio che – nel caso della Polonia – sono stati espressi anche da esponenti delle istituzioni e media filogovernativi. Proprio in queste ore il governo polacco ha annunciato una nuova stretta sulle adozioni. Queste ultime infatti sono già vietate alle coppie omosessuali, ma permesse ai single. In futuro, ha annunciato il viceministro della Giustizia Michal Wojcik, le autorità saranno chiamate ad accertarsi del fatto che la persona che fa domanda di adozione non conviva con un partner dello stesso sesso.

Le persone Lgbtiq sono le benvenute in Europa

Il Parlamento europeo ha voluto lanciare un segnale di carattere completamente opposto, definendo l’Europa come una “zona di libertà per le persone Lgbtiq” e denunciando “tutte le forme di violenza e discriminazione fondate sul sesso o sull’orientamento sessuale delle persone”. La risoluzione riserva parole di condanna per un recente caso che ha scosso le coscienze in Belgio, quello di David Polfliet, 42enne dichiaratamente gay attirato con l’inganno in un parco della cittadina di Beveren e ucciso da tre adolescenti.

Secondo l’eurodeputata tedesca Terry Reintke, una delle principali promotrici della risoluzione, la schiacciante maggioranza con cui è stata approvata dev’essere uno stimolo a fare ancora di più, migliorando le leggi e le tutele.

Si schiera dalla parte dei diritti anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che da tempo preme per le adozioni omosessuali. “Essere sé stessi non è un’ideologia, è la propria identità”, ha twittato mercoledì, ricordando a tutte le persone Lgbtiq che l’Unione europea è la loro casa.